I batteri, che normalmente sono la causa di infezioni in varie sedi, come la bocca (soprattutto i denti e le gengive), la gola, il naso, le orecchie, i polmoni, l’apparato urogenitale (cistiti, uretriti, prostatiti, etc.), la pelle, etc. possono, in determinate condizioni, entrare nel sangue e andare a colpire strutture e tessuti meno resistenti, come le valvole del cuore, quando queste sono anormali per difetti congeniti o malattie diverse. Questo attacco diretto da parte dei batteri si chiama endocardite batterica e consiste nella formazione di agglomerati (figura 1), colonie di batteri miste a cellule e sostanze varie contenute nel sangue (fibrina, piastrine, etc.) dette vegetazioni endocarditiche.

Da queste vegetazioni molto friabili, che, crescendo, possono ostruire la valvola, si possono staccare frammenti (emboli settici), che possono finire in vari organi (cervello, milza, reni, fegato, arti, etc.) provocando ascessi in tali sedi. L’endocardite può, inoltre, perforare la valvola creando insufficienza (figura 2).

Vi rimando al capitolo delle Tecniche Chirurgiche per visualizzare alcuni interventi cardiochirurgici  effettuati sulla valvola mitrale colpita da endocardite

Alcune specie di batteri, in particolare lo streptococco β-emolitico gruppo A, che normalmente infetta la bocca e le tonsille dei bambini, se non viene eliminato prontamente e totalmente, può rimanere all’interno della gola anche senza dare segni clinici (febbre, dolore, etc.). Questa situazione era molto comune negli anni in cui la terapia antibiotica non esisteva o era poco diffusa. Attualmente il problema esiste nei paesi più poveri e, paradossalmente, nei paesi più ricchi, che sono oggetto di immigrazione dai paesi cosiddetti meno sviluppati.

Questo può venir spiegato dal subdolo modo di agire di questo germe. Infatti, questo batterio provoca una infezione evidente, dolorosa, accompagnata da febbre alta, con placche biancastre sulle tonsille, catarro purulento in gola. Per questa fase della malattia, in passato, non esistevano armi efficaci: gli antibiotici specifici. Al giorno d’oggi queste armi talora vengono utilizzate, invece, nei momenti in cui non servono (infezioni da virus, come influenza o raffreddore, spesso nei bambini). Questo atteggiamento provoca la selezione nel nostro corpo di batteri resistenti a questi antibiotici, e che, quindi, non saranno più contrastabili in caso di infezione.

Da molti anni, d’altra parte, ci si è resi conto che lo streptococco β-emolitico gruppo A, oltre a determinare una infezione acuta e dolorosa, evidente a livello delle tonsille, se non viene eliminato radicalmente, può provocare una infiammazione subdola, e poco evidente all’inizio, su base autoimmune. Questa è una parola difficile, la cui spiegazione renderebbe necessario un intero capitolo, ma che grossolanamente può essere spiegata come produzione di sostanze (anticorpi) contro tessuti del nostro stesso corpo. Questa reazione produce, subito, sintomi (dolore, gonfiore, arrossamento) alle grosse articolazioni (gomiti, ginocchia, caviglie) accompagnati da febbre alta, che, in genere, guariscono senza danni residui. Col passare del tempo, invece, compaiono danni più subdoli, progressivi e permanenti alle valvole del cuore. I primi sintomi, quindi, sono transitori, i danni a livello del cuore sono progressivamente più gravi.

Nel secolo scorso si affermava, infatti, che il reumatismo “sfiora le articolazioni, ma morde il cuore”. Esiste un antibiotico, il primo e più semplice, da sempre utilizzato che, nelle sue varie forme di preparazione, può controllare questa infezione cronica e tanto dannosa. E’ la penicillina nelle sue diverse preparazioni retard (a lento rilascio) che, con poche somministrazioni (una ogni 15-20 giorni), consente di controllare ed eliminare questo germe nel tempo.

Se questo non viene effettuato, la malattia reumatica può provocare danni permanenti e progressivi alle valvole del cuore.

In particolare, a livello della valvola mitrale, la malattia reumatica (Reumatismo Articolare Acuto = RAA) provoca una infiammazione cronica, che produce, progressivamente nel tempo:

- ispessimento dei tessuti valvolari: anello, lembi, corde, muscoli papillari (figura 3);

 

- fusione di queste strutture, in particolare delle zone di contatto dei lembi - le commissure - delle corde tendinee, dei muscoli papillari;

- raggrinzimento di questi tessuti (figura 4);

 

- deposizione di calcio a livello di tutte le componenti: anello, lembi, commissure, corde, muscoli papillari (figura 5).



Inizio pagina